martedì 4 marzo 2008

Un amore appeso


Non so da qual tempo lontano
ti sei avvicinato a me.
Il sole e le stelle non possono
tenerti nascosto per sempre.

Quante volte, di sera e di mattina,
si sono uditi i tuoi passi
e il tuo messo è entrato nel mio cuore
e m'ha chiamato in segreto.

Non so perchè oggi la mia vita
è tutta in agitazione
e un senso di trepida gioia
attraversa il mio cuore.

E' come se fosse venuto
il tempo di finire il mio lavoro,
sento tenue nell'aria il profumo
della tua dolce presenza.




Rabindranath Tagore


2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Sakti...oltre all'India, alla cultura araba, ad un debito (credito?) con il passato, c'è un libro che a suo modo parla di vicende che ci accomunano. L'ho scoperto quasi per caso, è di uno scrittore che la logica commerciale ha ormai fatto dimenticare, Giorgio Saviane. L'ho letto in un momento particolare, che tu sai. Ma il tuo racconto su quell'incontro e i sentimenti che provi e che empaticamente quasi posso avvertire me ne ha riportato alla mente alcuni passaggi, che vorrei offrirti. Il titolo del romanzo è Il passo lungo (1965).

"Non la incontrai neanche quel pomeriggio. Ma la mattina dopo resistetti fino alle 11. [...] Mi arrestai: un passo di donna saliva da dietro. Era lei! [...] Non osavo girarmi né muovermi in avanti: stetti lì, ad offrire la schiena al passo sicuro che vibrava in quel momento, vicinissimo. Un attimo ancora e mi voltai. [...] Feci per chiamarla, ma non seppi articolare il suo nome. [...] "Carola" chiamai, dimenticando il mio piano per sorprenderla. [...] "Carola" ripetei tuttavia. Le sbarrai il passo. "Carola" dissi imperiosamente. Lei si fermò. "Non sono Carola" disse, ma sorrise. Tutto di me ormai lo sapeva. Non potevo però arrendermi. Pensai che in quell'androne buio vi erano talmente fitti i miei sogni, che se insistevo sarebbero comparsi nel fondo i due rettangoli di sole che illuminavano la corte nelle giornate di bel tempo. Allora le avrei preso la mano e le avrei sussurrato: ti ricordi? Afferrato dalla forza della scena, e ancora per un'improvvisa audacia che pronunciare il nome di lei mi aveva dato, "ti ricordi?", feci ghermendole la mano. Lei mi guardò dritta negli occhi, era appena più alta di Carola. Ma quel suo sguardo freddo, estraneo. Strideva con l'aria e i luoghi carichi di lei. Disse: "Come trovata è vecchia: la recita tuttavia bene". Mi resi conto solo allora della follia di scambiare una diciottenne per Carola. [...] "Non è una trovata", dissi senza lasciarle la mano. [...] Vidi i suoi occhi perdere il rigido che mi aveva fatto male. "Comunque non sono Carola. L'enigma è chiarito. Può lasciarmi la mano"disse per andarsene. "sei Carola", insistetti. "Non lo vuole perché ha paura" aggiunsi cercando di frenare l'emozione che ogni volta quel nome mi dava. "Di che?" domandò incuriosita. "Della mia voce" "Infatti" fece lei "chiamava esagitato". "Chiamavo da un altro mondo" incalzai imperterrito. "Dalla luna?" chiese. "Da dieci anni fa". [...]
La follia dell'amore abbatte tutto, ma quando si ritira è come la marea, diventa crudele perché deve tornare indietro, perché se non tornasse indietro gli oceani si svuoterebbero, i continenti sarebbero sommersi, e io resterei senza cuore e senza sangue a rincorrere chi non me lo vuole più restituire. Ma intanto che la marea torna indietro vedi rizzarsi i pali, i sassi, i residui, la sporcizia e capisci che ogni viaggio di ritorno ha in sé la sua bellezza anche se dolorosa: è meglio tornare dentro l'oceano a farsi stritolare dalle onde e da ciò che è stato e che è sempre, piuttosto che rimanere accanto a quei residui di sudiciume che ti rallentano il cuore. [...]
Il mondo si era fatto difficile e per resistervi dovevo moltiplicarmi per due. [...] Le generalizzazioni non mi difendevano più nel breve cerchio del suo ricordo incessante. [...] Ma era possibile chiederle di tornare dopo quanto era accaduto? E- si fece strada finalmente il dubbio- se tutto non fosse stato vero? Era solo una scusa per avere la forza di ricominciare a rincorrerla. Giulia non l'avevo mai rincorsa, era stato nell'inseguire una Carola illusoria che mi ero fermato accanto a lei, subito, come se a guidarmi fosse stato un meccanismo per riconoscerla. Ma lei adesso mi aveva mandato a dire che il dovere verso la sua famiglia le imponeva di non tornare. No, non poteva essere stata lei. O era il bisogno di lei che mi spingeva a cercarle delle attenuanti?"

Un bacio
Sura

Tokiko ha detto...

Grazie della segnalazione e delle citazioni, Saviane è uno scrittore che amo molto, "Eutanasia di un amore" è il mio preferito...almeno fino ad adesso ;)