un fiasco di vino bianco
Per tutta la città
colori di primavera
il muro del palazzo: salici
Dall'est un vento maligno
disperde i lieti pensieri
la tristezza avviluppa il mio cuore:
per quanti anni resteremo divisi?
E' sbagliato, sbagliato, sbagliato
La primavera è quella di sempre:
siamo noi che siamo invecchiati
tracce di rosso
sul fazzolletto inzuppato
fiori di pesco dispersi
vuoto il padiglione sul lago
sebbene il sollenne giuramento
valga ancora, è difficle credere
a queste lettere eleganti
no no no
-Lu You-
* Da "Poesie cinesi d'amore e di nostalgia" di G. Mancuso GTE Newton, 1995.
Versi tratti da "Parole" o "Ci", "Versi lirici", un genere letterario che sotto la dinastia Song (960-1279) raggiunse il suo apice. Scrivere "Ci" significava scrivere parole da cantare, l'arte di questo periodo riflette molto l'influenza che la Cina ebbe e apprese dai paesi con i quali venne in contatto, maggiormente con l'asia centrale. La musica cinese in questo periodo venne invasa da melodie "straniere", cantate da cortigiane e cantanti professioniste. Al posto del titolo veniva usato la parola Pu per indicare l'aria a cui si riferiva (lal traduzione letterale sarebbe però "registro") con il tempo però le arie musicali che ne erano all'origine furono dimenticate e i Pu divennero semplicemente degli schemi prosaici.
"Ci" è l'unico genere letterario cinese che tratti principalmente il tema dell'amore.
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